Perché PORTFOLIO

L'idea di indire un concorso incentrato sul "PORTFOLIO" è nata da un dibattito interno al Gruppo nel 1991, quando si è trattato di mettere in cantiere il nostro Terzo Concorso Nazionale (biennale). Ci siamo posti il problema di come poter ovviare ad alcuni inconvenienti registrati nei normali concorsi e di trovare una formula nuova, o per lo meno non abituale. Abbiamo quindi cercato di trovare una risposta a quelli che ci sono sembrati gli appunti più fondati.

Anzitutto la difficoltà per un Autore di esprimere compiutamente sé stesso in quattro opere portate davanti ad una Giuria, e magari in una sola foto esposta ai visitatori della Mostra; all'estremo opposto, inviare immagini, forse anche decenti, ma completamente slegate tra loro; il malvezzo di darsi da fare per produrre "foto da concorso" unicamente finalizzate a compiacere i gusti più correnti, o quelli di questo o quel giurato: il tutto nella speranza di strappare almeno un'ammissione, e magari di rientrare nei premi.

In secondo luogo la disparità di giudizi tra le varie giurie. Al di là dei gusti personali, molte volte ciò può essere dovuto all'alto numero di immagini da esaminare: si è quindi costretti ad una abbastanza rapida prima cernita per poter dedicare il tempo sufficiente alla discussione ed all'assegnazione dei premi. Si può quindi verificare che immagini anche valide, non immediatamente notate, finiscano nell'inferno degli scarti, dal quale, come tutti sanno, non esiste ritorno. Altro fattore negativo possono essere alcune necessità organizzative, quali per esempio esigenze di riempire o di non intasare gli spazi espositivi, che inconsciamente possono influenzare il metro di giudizio nel corso della selezione, in funzione della visione del cumulo più o meno alto di foto già ammesse.

Poi il fatto che spesso la stessa immagine viene ripresentata più e più volte, magari con leggere varianti, al di là di ogni ragionevole decenza. Certo, se un'opera è bella e piace, è logico e direi doveroso cercare di farla conoscere in una cerchia il più ampia possibile; ed il numero di foto veramente valide che un fotoamatore è in grado di produrre nel corso di un anno è, ahimè, tremendamente scarso. Ma a volte si ha l'impressione che un autore abbia avuto una volta nella sua vita il colpo di genio (o lo scatto fortunato), e che da allora preferisca vivere di rendita.

Vi è anche il discorso delle sezioni speciali: si è mai visto una foto sportiva, o una macro, o altra fortemente caratterizzata, vincere un concorso? Non è che queste opere manchino della dignità necessaria: semplicemente vengono "messe da parte" in previsione di assegnare loro il premio speciale, e dimenticate: saranno riesumate solo a cose fatte, quando sarebbe impensabile rimettere in discussione tutte le precedenti decisioni.

Altro appunto: un autore partecipa ad un concorso e le sue immagini potranno essere premiate, ammesse o non ammesse. Ma ben raramente e sempre in modo fortuito potrà venire a conoscenza dell'esatta valutazione delle sue opere, se vi è una grande distanza fra la sua ammissione ed i premiati, se la foto scartata era (a giudizio della giuria) veramente di basso livello, o se invece non si sia semplicemente trovata a competere con altre decisamente superiori, e via discorrendo.

Una possibile, sia pure parziale soluzione per alcuni di questi problemi ci è sembrato di trovarla in alcune innovazioni.

In primo luogo si sono elevate a otto le stampe presentabili, abolendo ogni distinzione fra bianco e nero e colore: questo per permettere ad ogni autore di concorrere con il meglio della sua produzione, indipendentemente se "colorista" o "bianconerista", e di fornire un panorama il più possibile rappresentativo della sua attività. Ammetterne un numero superiore, pur se auspicabile, avrebbe potuto portare a problemi di giudizio e organizzativi, così come ampliare il campo anche alle diapositive.

Il giudizio tiene conto del complesso dell'opera presentata, che sarà ammessa o esclusa nella sua totalità. Lo scopo è duplice: arrivare a premiare non il singolo scatto, ma la continuità nelle realizzazioni del concorrente; permettere anche ai visitatori della mostra di rendersi compiutamente conto del valore dell'autore.

Per quanto riguarda la valutazione, per ottenere il massimo di omogeneità e di trasparenza. si è fatto ricorso ad un sistema di votazione per punteggio e di calcolo dei risultati. Si hanno così i nomi dei vincitori, degli eventuali segnalati e si può stabilire un punteggio minimo per l'ammissione.

Tutti i dati che portano al risultato finale sono messi a verbale. Il concorrente può così venire a conoscenza di quale è stata la valutazione sia di ogni sua singola stampa che del complesso presentato, e di come si pone nei confronti degli altri.

Non pretendiamo certo con questa proposta di aver trovato il modo di tacitare tutte le critiche, ne di aver messo fine alle discussioni. Il nostro è solo un tentativo di sperimentare una nuova formula che possa in qualche modo ovviare ai difetti prima accennati, e che senz'altro, analizzata criticamente, può rivelarsi manchevole sotto altri aspetti. Ci è sembrato però giusto tentare, e, dopo tre esperimenti, siamo decisi a proseguire su questa strada.

 

Le valutazioni in PORTFOLIO

  Fino all'edizione 2003

Ogni portfolio veniva presentato singolarmente alla Giuria.

Questa anzitutto decideva a maggioranza se la qualità complessiva era tale da giustificare un esame analitico. Se si, ogni giurato attribuiva un voto da uno a dieci ad ogni foto del portfolio. Poi un analogo punteggio a stile e tecnica del lavoro, alla coerenza fra loro dei soggetti presentati, alla novità ed originalità delle opere.

La somma dei voti ottenuti da ogni singola stampa era poi moltiplicata per un coefficiente ricavato dalla valutazione degli ulteriori tre elementi di giudizio, ad ognuno dei quali era attribuito un peso diverso. Si aveva così un incremento del punteggio iniziale che poteva arrivare fino al 50% se lo stile si presentava continuo, fino al 34% se i soggetti erano coerenti, fino al 17% se l'opera si presentava più o meno originale: in questo modo il si poteva giungere anche ad un suo raddoppio.

Il calcolo del punteggio finale era dato dalla seguente formula:

somma voti x ((voto continuità x 3 + voto coerenza x 2 + voto originalità):300) +1)

La somma dei punti che ogni giurato attribuiva ad ogni stampa del portfolio poteva variare per otto stampe fra 40 e 400. La somma dei voti ottenuti rispettivamente per stile e tecnica, coerenza dei soggetti, originalità delle opere poteva variare fra 4 e 40, ma il primo aveva peso 3, il secondo peso 2, l'ultimo peso 1 (per incrementare la valutazione incideva quindi di più lo stile, un poco meno la coerenza, meno ancora l'originalità): la divisione per 300 e l'aggiunta di 1 aveva lo scopo di ottenere il coefficiente anzidetto, che risultava quindi variabile fra 1 (più esattamente 1,1) e 2.

Sembrerebbe un sistema complicato, ma in realtà, immettendo le votazioni di mano in mano che venivano espresse in un piccolo computer opportunamente programmato, il tutto era abbastanza semplice, facile e veloce: terminato l'esame delle opere bastava un semplice comando all'elaboratore per ottenere la classifica finale. Era facile a questo punto definire un punteggio minimo per l'ammissione e come assegnare i premi. Tutti i dati che portano al risultato finale erano messi a verbale. Ogni concorrente ammesso al giudizio analitico poteva così venire a conoscenza di quale era stata la valutazione sia di ogni sua singola stampa che del complesso presentato, e di come si poneva nei confronti degli altri.

Naturalmente il meccanismo descritto non precludeva ai giurati la discussione né durante l'esame delle opere né al termine della rassegna: intendeva solo semplificare il loro lavoro, oltrechè, ripeto, far conoscere il loro giudizio ad ogni partecipante.

 

Novità dal 2005

Per la decima edizione si è deciso di sperimentare un nuovo metodo di lavoro per la Giuria, più vicino a quello tradizionale.

Abbiamo infatti notato che se la votazione analitica garantisce la trasparenza e la pubblicità dei giudizi, può invece prestare il fianco a qualche critica per quanto riguarda l'omogeneità. Ci siamo accorti che il "quantum", il numero, del voto può essere influenzato nel tempo da fattori esterni: maggiore o minore stanchezza del singolo giurato, stato d'animo, momento della giornata, ecc. Anche il semplice fatto di aver visto una serie di belle immagini induce ad essere più severi con le successive, ed una sequela di opere mediocri può far apparire meritevoli foto che così eccezionali non sono.

Si è quindi deciso di esporre tutti i Portfolii contemporaneamente. La Giuria li visiona nella loro totalità prima di cominciare il lavoro di selezione in modo da avere una panoramica del livello generale dei lavori presentati. A quel punto potrà scegliere le opere da scartare, ammettere, premiare secondo i criteri più sotto esposti: ma sempre con la possibilità di tornare a vedere gli altri lavori e di instaurare paragoni. Questo metodo dovrebbe portare ad una scala di valori il più possibile uniforme.

L'inconveniente è che sparisce la classifica numerica, e quindi la possibilità per il concorrente e per i visitatori della mostra di conoscere qual'è stato il giudizio su quel particolare Porfolio e su quella particolare foto.

Abbiamo fatto, una volta concluso il concorso, un'attenta valutazione di come si sono realizzate le nostre idee, e che influenza hanno avuto

Ci è sembrato di poter concludere che questa nuova procedura ha portato a risultati tutto sommato positivi: la scelta delle opere da ammettere si è svolta (dopo il meditato giro di ricognizione che ogni giurato ha effettuato singolarmente) in moto abbastanza celere. Discussioni, anche vivaci, si sono avute, com'era giusto aspettarsi, su alcuni Portfolii al limite tra l'ammissione e la non ammissione, nonché sull'attribuzione dei premi: alla fine si è potuti però convergere su giudizi condivisi.

Continueremo quindi anche per l'edizione 2007 con questa procedura.

 

I giudizi in PORTFOLIO

Due parole di spiegazione sul nostro modo di vedere i giudizi che dovrebbero essere espressi sull'opera del concorrente nel suo complesso.

Stile e tecnica: oltre al significato più evidente dell'enunciato, si sa che ognuno di noi ha un suo proprio modo di vedere le cose e di renderle fotograficamente; talvolta però questo viene falsato dal fatto che si fotografa non secondo sé stessi, ma secondo la moda o i personaggi del momento. Ciò, se non ben filtrato, assimilato, reso parte integrante di noi, porta ad una discontinuità ben visibile nell'arco delle dieci opere. Si intende così privilegiare chi ha una sua personalità fotografica, spontanea od anche acquisita attraverso lo studio, la costanza, l'applicazione. Una notazione pratica: non è detto, anche se naturalmente è più facile, che questa uniformità sia evidenziata presentando solo bianco e nero o solo colore: può essere rilevata anche se le tecniche di realizzazione sono differenti.

Coerenza dei soggetti: inizialmente si era pensato che ogni concorrente presentasse un complesso di foto con una tematica ben definita, anche se scelta da lui. Si è poi convenuto che sarebbe stato troppo limitativo, e si è allora preferito stabilire che questo elemento sarebbe stato un fattore di preferenza nella classifica. Cosa si intende per coerenza dei soggetti: per esempio, una serie di ritratti, o di paesaggi, o di foto sportive, o altro; un reportage; un racconto fotografico; in sostanza, un qualcosa che sia o dia l'impressione di essere un tutto unico.

Novità ed originalità delle opere: la novità, punto dolente, e fonte di infinite discussioni, sia pro che contro. Nella pratica impossibilità di stabilire una discriminante (ammettere solo opere inedite? ma che significa veramente inedito? ed anche ammesso che si possa dare una definizione precisa, chi ci assicura che lo siano veramente? e in questo contesto, avrebbe senso una tale decisione? se un'opera è valida e rappresentativa perché l'autore non dovrebbe inviarla?) si è convenuto che questo aspetto sia solo uno degli elementi di giudizio. Non si è poi neppure voluto chiedere una dichiarazione di "inedita" da parte del concorrente, appunto per gli equivoci cui si può prestare, ma si è preferito affidarsi alla memoria visiva dei giurati: criterio opinabile, ma che ci è sembrato l'unico valido e praticabile.

L'originalità: una foto può essere del tutto "nuova" per un autore, mai da lui presentata, ma assomigliare pedissequamente ad altre viste e riviste, trite e ritrite. Esempio classico, se vogliamo farne uno, i tramonti: bellissimi, di forte impatto, apparentemente facili da riprendere, e che appunto per questo hanno tentato tutti i fotografi da che esiste la fotografia, e prima di loro i pittori. Peccato che alla fine la maggior parte delle immagini prodotte assomigli tremendamente a decine di migliaia di altre già viste prima, ed a non so quante ognuno di noi nasconde nell'ultimo cassetto dellarchivio. Ciò non toglie che con un poco di inventiva non si riesca a rielaborare il tema, ed a presentare un "tramonto" veramente mai visto. Credetemi, capita... Anche se raramente.

 

 

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